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Rassegna Stampa: da Repubblica “L’orsa con i cuccioli filmata nella notte Era quasi in trappola”

L’orsa con i cuccioli filmata nella notte Era quasi in trappola

dall’ inviato

Giampaolo Visetti

MONTE PELLER (TRENTO) — La trappola nascosta nel bosco per catturare e uccidere JJ4, è in fondo alla radura in cui l’orsa è stata sorpresa con i suoi tre cuccioli. Dentro e fuori dal tubo d’acciaio, su cui è sospesa la grata per imprigionarla, i forestali che le danno la caccia hanno lasciato carne e viscere di mucca, chicchi di mais e favi pieni di miele. L’altra notte l’esca è stata a un soffio dal tradire l’animale che il 22 giugno ha ferito Fabio e Christian Misseroni, condannandosi all’ordine di abbattimento del presidente trentino, Maurizio Fugatti. Le fotocellule a raggi infrarossi hanno filmato un’orsa e tre cuccioli che annusano il cibo davanti alla trappola. Un passo in più e per JJ4, se la genetica avesse confermato la sua identità, sarebbe stato fatale. La famigliola ha resistito alla tentazione e sui pascoli del monte Peller, a quota 1705 metri nelle Dolomiti di Brenta, decine di guardie forestali proseguono così la caccia. Hanno l’ordine di catturare e abbattere l’orsa che il ministro all’Ambiente Sergio Costa, gli scienziati, gli ambientalisti e gli amanti della natura vogliono invece salvare.

Anche chi vigila questa volta spera però che la figlia di Jurka, riesca a far perdere le proprie tracce. «Ha 14 anni — dice uno degli uomini che guida la battuta — e non ha mai dato problemi. Ha avuto diverse cucciolate, è sempre rimasta timida e schiva. Saremo costretti a spararle solo perché il piano di gestione lo impone: ma lo faremo con le lacrime agli occhi. La politica, a fini elettorali, si mette sotto i piedi anche la scienza». L’inchiesta è conclusa e i risultati rendono la condanna ancora più penosa. I rilievi nell’area critica, in località Fontana Maora, rivelano che i due cacciatori hanno superato un dosso quando l’orsa e i suoi cuccioli erano appena sotto la parte opposta del crinale. «Forse dormivano tra i cespugli — dice un altro forestale — non hanno sentito gli uomini avvicinarsi, il vento non ha portato l’odore. Un caso simile accade una volta su un milione». Padre e figlio, senza volerlo, hanno sorpreso JJ4 a non più di tre metri. «Le femmine con cuccioli — dice Claudio Groff, responsabile dell’ufficio grandi carnivori della Provincia di Trento — vivono nel terrore che un maschio adulto, per accelerare il loro ritorno in calore, uccida la prole. Non lasciano i luoghi più isolati, l’incontro con un essere umano genera il panico». Proprio ciò che è successo. A provarlo, la prima cosa fatta da JJ4: una scarica di escrementi, frutto dell’adrenalina, analizzati per risalire all’esemplare. Da una parte mamma orsa che se la fa addosso per la paura, decisa a salvare i cuccioli. A pochi metri padre e figlio cacciatori, pure terrorizzati e impegnati a salvarsi l’uno con l’altro. «Christian è inciampato in una radice — si legge nel verbale dei forestali — ed è caduto. L’orsa l’ha raggiunto, lui si è spaventato e ha cominciato a scalciare. Il padre, per difenderlo, ha colpito a sua volta l’animale». Per la scienza è chiaro che l’orsa non voleva uccidere, ma allontanare un pericolo. «Qui sul Peller — dice un forestale — girano 12 orsi, sui 100 del progetto europeo Life Ursus in Trentino. Due maschi, due cuccioloni e due femmine con tre piccoli a testa, partoriti in inverno. JJ4 risulta essere una di queste, visto che non sono state monitorate femmine sole. L’ordine è catturarla e metterle il radio-collare in attesa dei test genetici. Prima dell’abbattimento potrebbero essere necessarie fino a dodici catture, settimane di appostamenti, un massacro per uomini e animali. La legge che governa il progetto di tutela dell’orso bruno sulle Alpi italiane, non funziona più».

Monta così la domanda di aggiornare norme inadeguate, di consentire agli escursionisti di portare lo spray urticante in montagna, di affidare la natura alla cultura e non alla propaganda politica. Proprio scienziati e forestali sono i primi a invocare, oltre alla “grazia” per JJ4, una svolta. «Dovessero restare orfani — dice Groff — i cuccioli da luglio in poi possono farcela. E’ triste, ma se un orso attacca una volta, nulla esclude che possa rifarlo». Così la sentenza, legalmente blindata, è già scritta: nessuno ormai può salvare l’orsa che si è sacrificata per la sopravvivenza della sua specie.

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Nascosta La “trappola tubo” nel bosco: dentro carne, mais e favi di miele.

In Trentino c’è un ventennale progetto europeo di reintroduzione e salvaguardia dell’orso bruno sulle Alpi italiane

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