C’è almeno un germano reale infetto che svolazza nei cieli di Roma. Gode di buona salute, perché le anatre selvatiche sono portatori sani, “serbatoio” di aviaria. Ma in ogni stagno, in ogni aia dove si posa, miete inconsapevolmente vittime. Prima, il 9 novembre, ha colpito le galline ovaiole dell’allevamento di Ostia Antica, adesso il laghetto dei Gigli di Villa Pamphilj. L’Istituto Zooprofilattico di Roma sta portando avanti le analisi sul virus e l’indagine epidemiologica.

 

 

I sospetti ricadono sui germani reali, uccelli migratori particolarmente socievoli e attratti da altri pennuti: oche, cigni, persino galline. Le prime analisi sul cigno morto venerdì, confermate anche dal centro Zooprofilattico di riferimento nazionale a Padova, riportano che il ceppo è l’H5N1, ovvero il più patogeno e pericoloso tra i tipi di aviaria. Un ceppo che appare diverso da quello che sta colpendo la Pianura Padana: il sospetto degli esperti è che si tratti di un’epidemia di ” aviaria laziale” capace di uccidere anche gli uccelli selvatici, che generalmente sono meno vulnerabili al virus invece letale per polli, galline e soprattutto tacchini.

Mentre i biologi cercano risposte, Roma si trova ad affrontare un’epidemia nell’epidemia, non solo circoscritta agli allevamenti, lontani dagli occhi ( e dal cuore). Stavolta di mezzo ci sono pennuti amatissimi, con un nome proprio, come Orietta il cigno la cui morte ha scosso i frequentatori di Villa Pamphilij.

Orietta si è lasciata andare, tuffando il lungo collo sotto il pelo dell’acqua venerdì scorso, e prima di lei un’oca ( senza nome). Ma non è solo una questione affettiva: la situazione è preoccupante. Perché quello che è accaduto a Villa Pamphilj è una spia: le anatre infette potrebbero diffondere il virus anche negli altri grandi parchi storici.

Da ieri l’assessorato all’Ambiente, guidato da Sabrina Alfonsi, riflette sulle misure da intraprendere. Se il lato est di Villa Pamphilj sarà chiuso per 10 giorni, è esclusa, per ora, la chiusura preventiva di altri specchi d’acqua all’interno dei polmoni verdi della città. Ma allo stesso tempo non si può far finta di niente, soprattutto dal momento che l’aviaria non solo è pericolosa per alcune specie di uccelli, ma anche per l’uomo, che se entra in contatto con materiali biologici di un animale infetto può contagiarsi.

L’idea sarebbe quella di “chiedere la collaborazione delle realtà che fanno vivere i parchi di Roma ” , un po’ come ha fatto l’Associazione per Villa Pamphilj che ha informato le autorità delle morti sospette nel parco. Le associazioni, che meglio di ogni altro conoscono la fauna dei parchi che tutelano, potrebbero vigilare sulla salute degli animali e segnalare eventuali atteggiamenti sospetti da parte degli uccelli. Intanto, la Asl Roma3, a cui afferisce l’area della villa tagliata in due da via Leone X, nei giorni di chiusura avvierà una serie di esami non solo sugli animali del laghetto – l’ipotesi è quella di catturarli vivi e di sottoporli a un check up, sebbene non sia un’impresa facile – ma preleverà anche dei campioni di terreno per analizzarli in laboratorio alla ricerca dell’aviaria, un po’ come vengono studiate le acque reflue nelle grandi città in cerca del Covid. Una squadra di esperti pattuglierà i dintorni del lago in cerca di altre carcasse di volatili.