Nelle mille istanze del momento, che ha dimostrato più di sempre in periodo di coronavirus la disparità dei pareri, c’è un assioma valido per tutti: l’utilità di movimento all’aperto. Il periodo di “clausura” a cui ci hanno obbligato le regole della prevenzione è stato subito colmato, non appena annunziato il “liberi tutti”, da un’attività generalizzata, dal neofita allo sportivo provetto, confortata anche da disposizioni (i bonus per le biciclette e per i monopattini) che esortavano in certo modo a tenere un po’ di più la macchina in garage per incoraggiare passeggiate, corse, mini gare. Le attività sportive che sono riprese anche a livello professionistico costituiscono un esempio in più di avallo motorio. Lo sport all’aperto in effetti ha mille indicazioni rivolte a migliorare le attività cardiorespiratorie, rafforzare il sistema di difesa naturale, affinare le capacità di termoregolazione, prevenire le malattie da raffreddamento, favorire apporto di ossigeno ai muscoli. Evitando in questi casi la mascherina tranne che nei contatti ravvicinati. La storia della pedagogia insegna che gli antichi docenti esercitavano la loro missione all’aperto per l’insegnamento cosiddetto peripatetico, giustamente convinti dei benefici annessi al rapporto uomo-natura, al contrario del sedentarismo dei nostri giorni a cui ci avevano costretto le lezioni online. Tutto ciò premesso, c’è però una serie di regole a cui attenersi, a cominciare dalla gradualità, dall’abbigliamento, dagli orari, dall’alimentazione. È soprattutto il neofita, considerato che lo sportivo provetto ha già assimilato istruzioni basilari, che deve porre attenzione a certe regole, in primo luogo quelle riguardanti abbigliamento e scarpe. L’abbigliamento della stagione primaverile ha da essere leggero e poco ingombrante, utilizzando tessuti (microfibra, gore-tex, pile) che non accumulano l’umidità proveniente dalla sudorazione ma che ne favoriscono la traspirazione, in quanto il sudore inumidisce i vestiti e provoca, evaporando, un rapido raffreddamento, disperdendo fino al 40% dell’intero calore corporeo (normalmente la temperatura corporea si mantiene intorno ai 36°C, con variazioni giornaliere di circa 1°C); vestirsi a strati. Le scarpe devono caratterizzarsi con calzature di buona qualità, tacco largo, alte circa 2 cm e con punta tonda, rinforzo rigido in sede plantare e suola flessibile in corrispondenza delle articolazioni metatarsofalangee. La tomaia dovrebbe avere sufficiente altezza e ampiezza per adattarsi a tutte le dita. Il supporto plantare arcuato, frequentemente prescritto, ha una scarsa utilità e riduce l’ampiezza interna della scarpa. Lo sportivo dovrebbe usare almeno due tipi di calzature per allenarsi sui diversi tipi di terreno, ricordando che non esiste la calzatura perfetta, ma quella che calza meglio al singolo individuo. Con la disponibilità recente di schiume e resine poliuretaniche, è possibile trovare calzature resistenti, protettive e leggere adatte alla maggioranza degli sport. C’è poi il problema alimentare. Una prima regola sarebbe quella dell’attività motoria lontano dai pasti, mentre ragioni di studio o di lavoro impongono talvolta il rito catartico del movimento nell’ immediato dopo pasto. Se è indispensabile occupare questo lasso di tempo, facciamo in modo almeno di limitare alcuni cibi, in particolare quelli di origine animale (wurstel, hot dog, hamburger, carne rossa), e i latticini ricchi di grassi saturi.