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Ministero dell’Agricoltura o Federazione di raccomandati?

In occasione dell’audizione al Ministero dell’Agricoltura svoltasi il 6 aprile scorso, al rappresentante di ARCI Caccia, il consigliere di presidenza Remo Calcagno, è stato presentato in anteprima il Piano Straordinario di Controllo della Fauna Selvatica, quello con il quale il Governo intende mettere una “toppa” al fallimento generato dall’inserimento della modifica dell’art. 19 della ln 157/92 in legge di Bilancio.

Il controllo delle specie problematiche era ed è un’esigenza non più rinviabile e tanto più potrà funzionare se partecipato e concertato con tutti i portatori d’interesse.

C’è molto da sorridere per il metodo giustamente contestato, anche nel merito, a gran voce, dal Consigliere di Presidenza, Remo Calcagno per la presentazione del documento. Era il 6 aprile, pochi giorni prima di Pasqua, con la possibilità di presentare emendamenti fino al 12 aprile, giorno precedente la convocazione della Conferenza Stato-Regioni. Vogliamo immaginarci il Ministero “all’opera” notte e giorno per gli emendamenti giunti 24 ore prima dell’uscita ufficiale. Qualcun altro, la Federcaccia, si è presentata alla riunione avendo già predisposto emendamenti ad un “documento secretato” (alla faccia dell’unità). L’omertà è prassi.

Questo atteggiamento, francamente, inaccettabile, è stato contestato da Calcagno che, grazie alla sua competenza, “al volo” ha ricordato agli “strateghi” del Ministero che era stupefacente che non ci si ricordasse di una particolare: non ci sono i Piani Faunistici Regionali.

Probabilmente, si vuole risolvere il tema del reddito di cittadinanza arruolando i professionisti del controllo, ditte di cacciatori pagati appositamente per catturare e abbattere cinghiali e non solo. Una figura che spalancherà, contro la gestione sociale e pubblica, contro i coltivatori diretti, contro i cittadini italiani, proprietari della fauna selvatica, le porte a quelli della privatizzazione, a vantaggio delle multinazionali che si nascondono per interessi.

A questa impostazione, che si basa sulla “speculazione“ sulla fauna selvatica, la nostra  contrarietà resta totale.

Colpevolizzare i volontari a chi fa comodo? Non ai cacciatori, non alle squadre!

La priorità indiscussa è di intervenire con metodi selettivi indicati dalla scienza e dalla conoscenza del territorio. L’obiettivo è l’efficienza ed i risultati, purtroppo, non raggiunti.

Escludere a priori tecniche di intervento come la braccata a chi giova?

Arci Caccia auspica che le Regioni, che oggi si sono riunite per discutere di questi argomenti vogliano aprire un percorso di confronto con tutti i portatori di interesse, superando accordi e posizioni elettoralistiche che si vedono in alcune regioni. Il Governo, a Roma, ha dimenticato gli impegni presi, a partire dalla ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale. Quando il parlamento vorrà porre fine al primato delle lobby rispetto al confronto democratico?

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