vai al contenuto principale

Lombardia: ancora un niente di fatto per le deroghe

Lunedì 31/7/ 17, in Regione Lombardia, si è svolto un incontro sul tema “Applicazione del prelievo in deroga”. Presenti i parlamentari europei Comi e Sernagiotto, il Presidente della Regione, gli Assessori Fava, Beccalossi e Parolini e i rappresentanti delle Associazioni Venatorie, si è cercato di trovare una via che consentisse di riaprire il capitolo deroghe. Aprono le danze Comi e Sernagiotto, dichiarando la chiusura delle problematiche con la Commissione Europea e rimandando la palla nel campo nazionale. Secondo Comi, infatti, è solo una questione di accordi tra Stato e Regioni. Fava (Assessore alla caccia) non sembra essere dello stesso parere e, leggendo la risposta dell’ISPRA alle sue richieste, dichiara la sua indisposizione a far correre il rischio ai dirigenti del settore di finire alla Corte dei conti. Interviene Beccalossi (Assessore al territorio) ricordando appunto che durante il suo assessorato, magari per pochi giorni, ma i fringuelli si cacciavano. Parolini (Assessore allo sviluppo economico) sembra supportare le tesi di Fava mettendo in risalto il parere ISPRA in si parla di interventi alternativi prima di arrivare al prelievo venatorio in deroga per danni.

Intervengono i rappresentanti di alcune associazioni presenti, tra cui ANUU, ACL e Enalcaccia. Successivamente prende la parola Ivano Moretti per l’Arci Caccia: “Premesso che per l’Arcicaccia, a distanza di 25 anni dalla promulgazione della 157/92 e della 26/93,  parlare ancora di “caccie in deroga” appare un’ assurdità, non avendo messo in atto né lo Stato né le Regioni attraverso l’ Istituto preposto a tale fine, quelle procedure tese a monitorare la consistenza della fauna selvatica (nel nostro caso dell’avifauna migratoria) al fine di poter stabilire, nel rispetto del comma 2 dell’art. 1 della 157/92 quali specie possano essere reinserite nell’elenco di quelle cacciabili.  Ed eventualmente quali vanno tolte o ne va ridotto il prelievo.

Per entrare nel merito:

In attesa che lo storno venga reinserito fra le specie cacciabili come avviene nel resto d’ Europa, prendiamo atto dello sforzo fatto dalla regione nella scorsa annata venatoria e riproposta quest’anno, seppure in modo estremamente limitato, di reintrodurre la caccia allo storno giustificata dal danno arrecato da questa specie alle coltivazioni. Tale limite deriva soprattutto dalle poche denunce, pur in presenza dei danni, che gli agricoltori fanno. Tutto dipende dalle procedure e dal tetto minimo fissato per i rimborsi. Dai costi delle perizie, ecc.  Non vogliamo entrare nel merito delle compatibilità economiche che la regione si è data per il rimborso dei danni, ma dobbiamo trovare un metodo più snello per poter censire i danni meno consistenti, ma diffusi, che messi assieme potrebbero portare ad un più ampio intervento venatorio.

E veniamo alla mancanza di dati sulle altre specie (fringillidi per primi). Il rimpallo di responsabilità su a chi compete stabilire la consistenza di una specie migratoria ( ISPRA, Ministero, Regioni, Unione Europea….) è qualcosa di kafkiano.

Se tra Associazioni Venatorie non prendiamo assieme le redini di questa faccenda, utilizzando lo stesso metodo con cui si è costruita la Banca Dati Ungulati, fra qualche anno saremo ancora qui a raccontarcela.

L’ ISPRA da sola, anche se fosse motivata per farlo, non sarebbe in grado di raccogliere dei dati per avere i quali occorrerebbe avere una rete di osservatori disposti lungo l’arco prealpino, che va dalla Liguria al Friuli e V. G.

Il percorso non è così semplice. Mettere in rete centri di inanellamento, roccoli, osservatori di birdwatching presenti nei parchi e nelle oasi, che in determinati periodi dell’anno (durante il passo ed il ripasso) nello stesso momento (come si fa per gli acquatici) “contano” i volatili oggetto della ricerca, coinvolgere le facoltà di biologia con i loro ricercatori e studenti (ai quali magari concedere crediti formativi), i cacciatori, ecc. e trovare i finanziamenti necessari,  non è una robetta. Ma se ci fermiamo ai soli fringuello e peppola, qualsiasi politico di turno che deve investire per avere questi dati  si chiederebbe se veramente lo sforzo vale la candela.”
Pertanto, queste le conclusioni: Riunione in Regione Lombardia per affrontare il problema delle cacce in deroga (fringuelli e peppole).

Un Governatore, tre Assessori, due Parlamentari  europei, Dirigenti del settore faunistico e dell’Avvocatura regionale, alcuni volenterosi rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali e regionali. Un’ora di discussione. Risultato: facciamo una lettera.

Torna su