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Consiglio Nazionale: Quale futuro per la caccia?

Nella relazione di Piergiorgio Fassini una lucida analisi dell’attuale contesto politico in cui si trova l’attività venatoria.

“La caccia come prefigurata nella 157/92 è “arte di popolo” e per questo è stata ed è boicottata con la speranza di rinchiudere i cacciatori nelle “riserve” a pagamento.

L’incontro con il Presidente nazionale della FIdC ha permesso di chiarire che noi e loro siamo contro “l’abolizione dell’art. 842” del Codice Civile e una caccia sul tipo delle “riserve” alla trentina non serve nel resto d’Italia.

Una brutta pagina è venuta dalla proposta della CIA di modifica della 157/92 confusa e lesiva dell’agricoltura, intesa quale tutela e governo del “paesaggio” rurale, che non si fa con recinzioni, filo spinato tabelle di divieto. Abolire il cacciatore volontario gestore o organizzato in squadre, per sostituirlo con figure semiprofessionali, è un errore. Controcanto forte è venuto dall’EPS a cui brillano gli occhi all’idea di abolire l’art. 842 del Codice Civile. Noi perseguiamo l’unità di intenti e anche organizzativa dell’associazionismo nazionale riconosciuto delle associazioni dei cacciatori con una sola pregiudiziale: giù le mani dalla caccia sociale.

Dalla politica, anche dopo le ultime tornate elettorali amministrative ed europee, ci aspettiamo coerenza e impegni fattivi.

Il rapporto con l’Europa va rivisitato senza illusioni e senza pasticci.

Il primo tema riguarda la rappresentanza delle Associazioni venatorie in Europa.

La Federazione dei cacciatori Europei va ripensata. Non ne facciamo una questione di “poltrone” ma di democrazia della rappresentanza delle decisioni e di scelte politiche.

È del tutto evidente che l’Italia non è la Francia. Il problema è che siamo in assenza di una strategia dei cacciatori europei e si gioca di rimessa.

Tutto andrà analizzato in Cabina di Regia. Occorre sapere per fare cosa si aderisce a FACE. Solo fare viaggi a Bruxelles che non portano nulla ai cacciatori italiani, non ci interessa.

In campagna elettorale ci siamo attivati per chiedere impegni, trasversalmente con le altre associazioni venatorie e per avere candidati “collaudati” ed in tutti gli schieramenti. E’ stata un’azione che ci ha permesso di uscire dall’isolamento. Abbiamo incontrato singoli candidati e forze politiche. Oggi dialoghiamo con tutti senza appiattirci e senza timori referenziali.

Lo abbiamo fatto a Perugia incontrando con gli altri il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera (M5Stelle) On. Filippo Gallinella, dal quale abbiamo ascoltato proposte e difficoltà ma al quale non abbiamo risparmiato una critica fondamentale per uscire dalle promesse. Nel contratto di governo non c’è la gestione della fauna selvatica, quindi come affronteranno l’argomento?

Nel contempo è salito il livello di guardia sulla caccia nelle Regioni.

Con la Cabina di Regia del mondo venatorio, abbiamo presentato ed inviato a tutte le Regioni ed alle rappresentanze di Governo una contro istanza rispetto alla versione protezionista presentata dalle associazioni animaliste/integraliste.

Si è rimessa al centro l’azione di gestione della fauna e di tutela dell’ambiente che come Associazioni Venatorie ci compete, nel pieno rispetto delle norme già adottate e senza cadere nelle false demagogie di chi vuole interpretare le norme.

Dai nostri gruppi dirigenti nelle Regioni, indipendentemente dalla maggioranza politica che governa queste, senza faziosità è emerso che il peso contrattuale dei cacciatori nell’azione di interlocuzione con le Giunte e i Consigli Regionali per la gestione della fauna, è sempre più marginale. Troppe divisioni tra le Associazioni Venatorie e con gli agricoltori

Le promesse di amicizia fanno piacere psicologicamente, lo riconosciamo, ma le cose non cambiano e la sfiducia e le rinunce dei cacciatori crescono. Di certo non aiutano quelle Associazioni che, nei territori, alimentano contrapposizioni demagogiche.

Portare a casa un parlamentare sarà meglio di niente: ma per chi va a caccia cosa cambia?

E intanto fioccano le sentenze negative e le imposizioni politiche riduttive per la caccia.

Al centro della discussione dell’ultimo consiglio nazionale anche i progetti che l’ARCI Caccia dovrà portare avanti nel 2020. Sfide importanti che prevedono un ruolo di primo piano per la Fondazione Una.

Rilanciamo il significato strategico della Fondazione che resta un caposaldo, un presidio, un ponte verso la società, che vede ora la presenza formale anche dell’Enalcaccia.

L’altra nostra “porta” verso i cittadini è la Federazione ARCI.

“Per questi obbiettivi volevamo e vogliamo una Conferenza Programmatica partecipata. Ma ci siamo chiesti quando? Da cacciatori sappiamo che per “caricare le pile” occorre avere il tempo per godersi la caccia “sul campo”, pertanto una soluzione per non rinviare è riuscire a tenere nelle prime due settimane di settembre il Consiglio Nazionale aperto e allargato ove proporre un documento programmatico sintesi e  aggiornamento delle Conferenze svolte così da creare una prima elaborazione, punto di riferimento documentale per avviare la discussione per il 2020.

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