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ARCI Caccia: Ministero dell’Ambiente, lupi e leggi contro natura.

Il Piano Lupo ha una parte “eversiva” delle regole di conservazione dell’equilibrio tra le specie, una messa più in difficoltà dal “Piano” sono  gli esseri umani. La fiaba in cui il lupo mangiava  Cappuccetto rosso era più credibile di parte di quanto scritto nel Piano Lupo. Criminalizzare la “braccata” e con essa i cani che in “squadra” sono indispensabili per un’attività di controllo dei cinghiali in moltiplicazione e che fanno danni all’agricoltura, morti sulle strade. È specie che va contenuta e in particolare con la “braccata” che in molte realtà è l’unica  soluzione che può incidere. In merito la proposta del Ministero è qualcosa che è al di fuori della scienza e della conoscenza.

SIC, ZPS, SIR servono a proteggere questi ambienti ove si tutela  il paesaggio rurale, ambienti e selvatici. Si vogliono lasciare distruggere coltivazioni e specie dal cinghiale? Lo si dica. Senza braccata il cinghiale non avrebbe più controlli salvo qualcuno voglia far credere che a contenere queste popolazioni saranno i lupi! Oppure direbbero altri si potrebbe mettere ai cinghiali del sale sulla coda? Purtroppo c’è chi al Ministero racconta favole: segugi feroci che inseguono e mangiano i “lupi”, cinghiali che coltivano i campi, pastori allevati dalle pecore…. La favola più credibile è quella di governanti che vanno a lavorare per cacciare gli uomini dalle campagne. Una vita a “cinque stelle” riservata ai più ricchi!

Tutelare, il lupo è nella storia della caccia italiana. Il  cacciatore nelle favole spara al lupo cattivo solo e per non far mangiare  Cappuccetto Rosso. Ha fatto bene. Speriamo che le Regioni che sono chiamate ad esprimere il loro parere si ricordino che i cacciatori sono difensori della natura a tutto tondo: sono dalla parte degli allevatori e quindi delle pecore dalla parte dei cani, contro il randagismo dalla parte di lupo e cinghiale e la braccata serve all’equilibrio tra queste due specie per la vita di entrambe che forse banalmente possiamo chiamare biodiversità.

La parola ora è alle Regioni che contrariamente ad altre istituzioni non stanno su Marte. Chiediamo loro di cancellare questa parte della norma e propongano di valorizzare le squadre dei cinghialai per fare i censimenti e per azioni di gestione conservativa del lupo.  Il presidio del territorio, la tutela degli allevamenti di bestiame ricchezza del paesaggio italiano lo sanno far bene i cacciatori. Di certo questi vivaddio maestri delle braccate ne sanno di più, qualche volta di quanto circola in certe stanze dei ministeri.

 

Roma, 12 aprile 2019

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