È morto Piero Angela. L’annuncio è arrivato con un tweet del figlio Alberto. Una foto sorridente e il messaggio: “Buon viaggio papà”. Angela aveva 93 anni.

Passione e rigore. Due parole che sembrano in contrasto ma che hanno fatto parte della personalità di Piero Angela, gentiluomo della tv, il divulgatore che con QuarkSuperquark, ha fatto scoprire a generazioni di spettatori la scienza. Dai segreti dei dinosauri e del corpo umano, dal clima impazzito alle scoperte delle neuroscienze. Se n’è andato a 93 anni, con la discrezione con cui è vissuto.

Una colonna del servizio pubblico

“Abbiamo fatto tanti viaggi in famiglia”, raccontava il figlio Alberto, “ma le storie più belle erano quelle di papà, le sue avventure: ascoltarlo era un po’ come leggere Salgari. Ha cominciato che non c’era la televisione ed è ancora in prima serata: è un patrimonio”. Sessantacinque anni di Rai, una colonna del servizio pubblico.

La biografia

Piero Angela nasce a Torino il 22 dicembre 1928, il padre psichiatra, antifascista, personaggio importante della Resistenza, salva decine di ebrei ricoverandoli nella sua clinica di San Maurizio Canavese (Israele lo ringraziò con il titolo di Giusto tra le Nazioni). “La tradizione del vecchio Piemonte l’ho vista a casa, in mio padre: essere modesti, sobri, non esibire”.

L’arrivo in Rai

Nel 1952, a ventiquattro anni, mette piede nella sede della radio di Torino dopo avere partecipato a una selezione per collaboratori. “Studiavo ingegneria al Politecnico”, raccontò su Repubblica a Dario Cresto-Dina “ma in realtà l’ambizione era quella di fare musica. Pianoforte. Avvertivo il fascino americano, eravamo nel dopoguerra, m’innamorai del jazz. Nel ’48 mi ero procurato un visto di fortuna grazie a un professore del Conservatorio per andare a Nizza ad ascoltare Louis Armstrong”.

Dalla musica al giornalismo

Lascia la musica per il giornalismo, gli inizi avventurosi sono con Gigi MarsicoMario PogliottiEnzo TortoraFurio ColomboUmberto EcoGianni Vattimo. Angela va in giro a fare i servizi su una Fiat Giardinetta attrezzata. Nel 1968 Fabiano Fabiani lo chiama a Roma, per farlo debuttare in televisione. Corrispondente da Parigi, poi da Bruxelles, conduce il tg delle 13.30, alternandosi con Andrea Barbato.

Lo sbarco sulla Luna

In America la folgorazione quando viene inviato alla Nasa, a seguire la preparazione allo sbarco sulla Luna. La macchina organizzativa perfetta, la sala dei comandi, gli scienziati che lavorano dietro le quinte lo affascinano: da quel viaggio inizia la sua nuova vita, tornato in Italia chiede e ottiene di lasciare il telegiornale.

L’era di “Quark”

La nuova strada è la divulgazione, comincia a lavorare ai documentari. “Invece di dieci notizie al giorno” ricorda “da allora ne racconto una ogni due anni. Il primo documentario è sulla genetica, scienza che stava appena nascendo”. Tutto comincia nella primavera del 1981 su Rai 1: sulle note di una rilettura degli dell’Aria sulla quarta corda di Bach reinterpretata dagli Swingle Singers, prendeva il via Quark, uno dei programmi di divulgazione scientifica più longevi e di maggior successo.

Il divulgatore

Modi garbati, Piero Angela spiega con semplicità i prodigi scientifici e i segreti delle cellule. Nel suo salotto televisivo – dove la tradizione sposa la tecnologia in 3D – invita gli scienziati più importanti. L’ingegnere mancato (non si è mai laureato), diventa una figura familiare, popolare: gira per le scuole, pubblica una trentina di libri, piovono le lauree honoris causa (otto), non si contano i premi ricevuti.

Il gentiluomo dell’Auditel

Negli anni, mentre la tv diventa sempre più aggressiva, il gentiluomo dell’Auditel, nemico del sensazionalismo, non tradisce il suo stile: la sobrietà. “Sono uno di famiglia che cerca di semplificare le cose complicate” spiegava. “Il mio linguaggio sta dalla parte del pubblico, i contenuti dalla parte degli scienziati”. Non a caso è tra i fondatori del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, il Cicap, che indaga l’effettiva esistenza dei presunti fenomeni paranormali.

“Rottamare è un verbo offensivo”

Il pubblico, soprattutto i giovani con cui ha un legame fortissimo perché ha sempre fatto divulgazione sul campo, incontrando gli studenti, lo accoglie come una rockstar, anche se gli anni passano. Quando diventa di moda il verbo “rottamare”, col consueto garbo, dice la sua: “Il mio corpo è come una macchina: il motore avrà anche 80mila chilometri, ma il guidatore ha solo 45 anni. L’unico modo per non invecchiare è mantenersi attivi. Rottamare… È stata una trovata mediatica per emergere e attrarre l’attenzione; l’informazione è fatta di emotività. Ma il verbo è offensivo, le persone non si buttano via come auto usate”.

“Sono sempre in competizione”

Ha sempre continuato a leggere, a informarsi, la curiosità è stata la molla che ha caratterizzato la sua vita, le sue scelte. Qualche anno fa rispondeva a chi gli chiedeva perché non si metteva da parte: “Sono sempre in competizione, non ho un contratto con la Rai da vent’anni. Durano un anno, se i programmi vanno male arrivederci, ho finito. I miei rottamatori sono gli spettatori: per lo speciale sul cervello ho ricevuto decine di tweet e sms. Fare tv e ascolti è difficile, c’è tanta offerta”.

La Roma di Cesare e di Augusto

Nell’aprile del 2016 con Paco Lanciano ha l’intuizione di raccontare la Roma di Cesare e di Augusto è sua la voce guida del Viaggio nei Fori, due percorsi in cui grazie all’uso di tecnologie all’avanguardia, si possono scoprire i siti così come si presentavano nell’antica Roma. Ne andava fiero: “Ci fu perfino l’apertura del Foro di Cesare con una passerella e questo ha permesso a tutti, anche ai portatori di handicap, con l’aiuto di un ascensore, di camminare realmente dentro l’antica Roma. Non solo di ammirare come spettatori, ma di essere protagonisti di un viaggio all’interno del Foro. E 180mila spettatori paganti sono stati il risultato di tutta l’operazione”.

La moglie e i figli

La discrezione è stata la sua cifra, e quella della moglie Margherita, con cui ha condiviso vita, viaggi, interessi. Non si è mai prestata a fare servizi fotografici ma ha girato il mondo con il marito e i figli Christine e Alberto – che ha seguito le orme del padre. “Il patrimonio migliore che i genitori possano lasciare ai figli” diceva Angela “è la conoscenza, l’istruzione”. I suoi lo ringraziano, insieme a milioni di spettatori cresciuti seguendolo in tv.