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Lombardia: il Presidente Regionale Moretti interviene sulle modifiche alla legge 26/93

Il parere dell’ARCI-Caccia Lombardia in merito alle modifiche alla LR 26/93 previste dalla “Legge Ordinamentale 2020” che andrà in discussione nel prossimo Consiglio Regionale.

Dato atto che le proposte licenziate dall’ VIII Commissione (Agricoltura, Alimentazione, Sistemi Verdi, Caccia e Pesca) colmano alcune lacune presenti nella legge 26/93, ed in particolare quanto riguarda la caccia di selezione agli ungulati, fino ad ora normata da disposizioni riferite alla sola Zona Alpi e all’Appennino Pavese,  non possiamo fare rilevare alcune incongruenze sulle date previste per i prelievi. In particolare ci sembra inopportuno consentire la caccia di selezione al cinghiale  nelle” Zone Vocate” nei periodi nei quali è consentita la caccia collettiva (girata, braccata). Lo sforzo di caccia esercitato sulla specie dalle braccate rende impossibile l’attività di selezione, a meno che si intenda attuarla in caso di nevicate.

Stesso problema  riguarda la caccia di selezione al capriolo fuori dalla Zona Alpi prevista fino al 30 Settembre. Anche qui si avrebbe un periodo di sovrapposizione con tutte le altre forme di caccia che iniziano alla terza Domenica di Settembre. Vorremmo inoltre segnalare che Il progetto di legge prevede  la possibilità di usare il “visore notturno” per la caccia di selezione al cinghiale. Ci preme  ricordare che questo strumento è annoverato fra i mezzi vietati anche in ragione della sentenza della Corte di Cassazione n. 48459 del 9/12/2015.

La proposta  contiene anche disposizioni relative al vestiario per la sicurezza delle persone durante l’attività venatoria. Se condivisibile l’obbligo di vestire con abbigliamento ad alta visibilità  chi esercita la caccia collettiva al cinghiale, tra l’altro già previsto dalla 26/93, non comprendiamo la ragione per imporlo a chi esercita la caccia di selezione, attività che in pianura si pratica dalle altane, strutture ben più visibili di un giubbino colorato, mentre in montagna,   i metodi di caccia, l’abbigliamento rispettoso delle tradizioni e l’ambiente in cui si opera, nonché  l’assenza di incidenti, non ne palesano la necessità.

Ben più paradossale però appare la proposta  (Art. 8 p. q) di rendere obbligatorio l’abbigliamento ad alta visibilità per le Guardie Venatorie Volontarie. Il motivo è quello di avvisare del loro arrivo chi sta commettendo un’infrazione?  Se però la motivazione, come si è letto dalle dichiarazione dei  proponenti,  è quello di tutelarli da eventuali incidenti di caccia (fucilate?), perché non si propone la stessa tutela per la Polizia Provinciale o per i Carabinieri Forestali?

 

Il Presidente Regionale

Ivan Moretti

Cremona, 16 Maggio 2020

 

 

 

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