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Lazio: Arci Caccia racconta la riunione sulla PSA convocata dall’Assessore alla Caccia Enrica Onorati

La qualità dei dirigenti espressione dei cacciatori nei territori

Dopo la riunione, tenutasi in Regione Lazio il 28 giugno, per definire in modo più puntuale regole e obiettivi di contrasto al contaminazione da PSA, abbiamo intervistato Giancarlo Siddera. Stile, professionalità e competenza caratterizzano il ruolo di Siddera che ha rappresentato gli interessi dei cacciatori della Lazio, così, come richiesto dal presidente nazionale Christian Maffei. L’Arci Caccia, come deciso nel congresso, valorizza la piena responsabilità dei dirigenti e il legame stretto, imprescindibile, con quanti operano nei territori contrariamente alle logiche centraliste da vetero-potere di quanti non hanno una valida classe dirigente territoriale. Siddera, rappresentante dell’Arci Caccia nel Comitato Tecnico Faunistico Venatorio del Lazio, da volontario, vi porta la conoscenza maturata alla direzione dell’ufficio caccia della Provincia di Latina sia in materia di gestione della fauna selvatica, che sulle tematiche agricole; oltre alle esigenze degli enti locali essendo impegnato nella Giunta Comunale di Sezze.

Questo quanto affermato da Giancarlo Siddera: “Il ringraziamento alla Regione, in particolare all’Assessora all’Agricoltura Enrica Onorati per una così sollecita convocazione. Assieme ai presidenti nazionali di Federcaccia ed Enalcaccia e alle delegazioni di Liberacaccia e Anuu abbiamo espresso sollievo per il fatto che, malgrado le aspettative, non sta avvenendo un’espansione esponenziale della malattia che sembra restare confinata nel raccordo anulare.

Riguardo al piano approntato dalla Regione, in rappresentanza di Arci Caccia, ho osservato che lo sforzo di gestione, tolte l’area rossa e l’area contigua, che trovandosi in area urbana non contemplano prelievo venatorio, occorre capire come intervenire sul resto del territorio dove la Regione intende depopolare il cinghiale. Per Arci lo sforzo di prelievo deve riguardare il territorio degli ATC, degli istituti privati e le aree protette in maniera in maniera omogenea. Il documento della Regione, invece, si concentra su ATC, che vedono raddoppiare i piani di prelievo e una modifica delle classi abbattibili, dando al contrario blande indicazioni sul resto. Riguardo agli operatori coinvolti negli interventi nei parchi sono stati indicati i dipendenti degli enti o operatori specificatamente formati dai parchi. La proposta di Arci Caccia, invece, vorrebbe mettere a disposizione chi è già formato dagli atc, come i selettori. Sugli istituti privati la Regione ha scritto che dove la selezione non sia sufficiente, questi istituti possono attivare piani di controllo. Abbiamo segnalato che, mentre nelle ATC si sono raddoppiati i pianinelle aziende faunistiche i piani sono rimasti gli stessi senza che ci siano, come per i parchi, obblighi di monitoraggio stringente della presenza e dei prelievi. 

Altro tema importante riguarda l’individuazione degli operatori che possono collaborare al prelievo. Al momento sono quelli sanciti dalla 157/92, manca una norma che legittimi i coadiutori (ricordiamoci che possono operare solo grazie ad una recente sentenza della Corte Costituzionale), lacuna che doveva essere colmata con un articolo inserito nel provvedimento sull’emergenza PSA. Abbiamo ribadito, inoltre, che il piano della Regione deve chiarire meglio la differenza tra caccia di selezione e interventi di controllo, sia in selezione che in girata. Infatti, le capacità di intervento nei due casi sono diverse così come orari e modalità di intervento.

L’Assessora Onorati ha preso nota delle nostre osservazioni/richieste e quindi ci attendiamo una riflessione su questi temi a cui segua un adeguamento dei provvedimenti. Così come ci aspettiamo chiarimenti sul tema dello smaltimento delle carcasse nei piani di controllo. 

Dagli incontri organizzati sul territorio abbiamo riscontrato buona volontà da parte dei cacciatori, con riscontri positivi anche da chi era fortemente contrario al nuovo sistema di prelievo. Questo è positivo, perché fuori dal nostro mondo, rischiamo, in caso di scarsi risultati, di essere accusati di non aver saputo arginare la peste suina. Quindi massima collaborazione, ma ribadiamo, Regione e Parlamento mettano i cacciatori nelle condizioni di intervenire tutelati dal punto di vista legale e faranno la loro parte.”

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