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Conosciamo i nostri soci: Cinzia Pozzi

L’Arci Caccia è una grande famiglia, fatta di tante anime diverse che, a sorte piacendo, contribuiscono a formare un meccanismo ben oliato e funzionante. Certo, una grande associazione, che riunisce da cacciatori di Zona Alpi a seguaci di Diana delle due Isole Maggiori, riassume forzatamente un gran numero di punti di vista, usi e tradizioni, ma il tutto, comunque, nello spirito sereno e collaborativo di una grande famiglia.  E, come in ogni nucleo familiare, ci sono padri, nonni, figli, fratelli… certo, però, non pensavamo ci fosse una mamma. Per questo, fare conoscenza con Cinzia Pozzi è stata una gradita sorpresa.

Non che nell’Associazione manchino le cacciatrici, anzi, quella femminile è una presenza in costante aumento, ma questa signora, che nei ritagli di tempo che gli concedono il lavoro di infermiera e ben quattro figli (tre femmine e un maschio), si diletta nella caccia al cinghiale, sembra avere una marcia in più. La storia di questa signora comincia a Vignola, il paese delle ciliegie, in provincia di Modena, nel 1975, proveniente da una famiglia di cacciatori, vive a Roccamalatina, una frazione di Guiglia, in provincia di Modena. La svolta, che la porta ad avvicinarsi all’attività venatoria, arriva nel 2011, quando il padre viene a mancare e occorre affrontare il problema del passaggio delle armi. Il problema viene risolto grazie all’aiuto del presidente della sezione Arci Caccia di Guiglia, Giovanni Casagrandi, che sulle prime l’aiuta a prendere il porto d’armi sportivo, per poi indirizzarla verso la licenza di caccia. Per questo, nel 2012, una volta superato l’esame, dopo qualche uscita alla stanziale arriva anche l’abilitazione al cinghiale, seguito dall’iscrizione alla squadra in cui militava suo padre prima di lei, la “Cad’Piod”.

Casagrandi, presidente della squadra, la inizia così alla caccia in braccata, aiutandola ad inserirsi. Dopo una iniziale diffidenza, adesso è accettata da tutti, e da mascotte, adesso è diventata uno dei pezzi forti del gruppo, collaborando attivamente alla gestione sia della squadra che della sezione Arci Caccia, di cui è addirittura consigliera. Purtroppo, lo scorso anno Casagrandi è venuto a mancare, senza fare in tempo a vederla abbattere il suo primo cinghiale, che è arrivato in questa stagione, proprio alla posta abituale del suo mentore. “All’inizio – ci racconta Cinzia – mi guardavano con curiosità mista a sospetto, apprezzavano torte e biscotti che portavo ogni mattina al raduno, ma mai nessuno mi avrebbe affidato un incarico importante. Adesso, invece, aiuto trasportando le persone che vanno a tracciare, e porto con me mio figlio più piccolo che si sta davvero appassionando. Trovo che sia importante coinvolgere i bambini nella nostra passione, è il modo migliore per fargli conoscere la bellezza della natura e delle nostre tradizioni”.

Quindi che dire, auguriamo a questa simpatica e battagliera signora e alla sua squadra di caccia al cinghiale una felice conclusione di stagione, sono queste le storie che fanno bene alla caccia, ricche di modelli positivi, amicizia e cameratismo. L’esatto opposto di quell’immagine brutale e distorta che vogliono dare di noi settori della compagine animalista che, purtroppo, ormai va così di moda.

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