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ARCI CACCIA TOSCANA: Accendiamo la luce della speranza, che gli ATC producano una caccia più gratificante

Laddove Atc e consulenti tecnici hanno fallito della piccola selvaggina occorre cambiare rotta

L’Arci Caccia è solidamente la seconda Associazione Venatoria Riconosciuta in Toscana, malgrado il tentativo “mirato” (altro che apolidi!) dei fuoriusciti, che hanno “annesso” i tesserati alla Fidc, mimetizzando l’operazione, moltiplicando sigle che rappresentano sempre la stessa cosa … incoerentemente con il “ridurre a uno” da loro tanto predicato.

E’ incomprensibile il motivo della mimetizzazione: loro, i paladini dell’Associazione unica, hanno bisogno, così leggiamo in una recente intervista, di salvaguardare la loro identità, la bandiera, anche se ARCT è solo un altro nome di Fidc. Il resto sono chiacchiere.

Il Consiglio Nazionale dell’Arci Caccia, eletto con il voto favorevole dei fuoriusciti, il nuovo gruppo dirigente toscano, i rappresentanti dell’Arci Caccia negli ATC, gli organizzatori della cinofilia e le guardie volontarie, sono impegnati, e sempre di più lo saranno, con i Congressi di Circolo e Territoriali per dare luogo alla partecipazione necessaria, per risolvere i problemi dei cacciatori. Problemi che vengono da lontano, dai vecchi dirigenti.

Lavoreranno con un’unica faccia, quella dell’Arci Caccia, e non con una maschera diversa ogni volta; una volta da Ekoambientalisti, una da Srl o da Consorzio. Tante sigle (ma sono sempre loro) per nascondersi e non rispondere delle loro azioni negative per i cacciatori.

Gli Atc che nel passato hanno fallito, anche a causa del supporto tecnico scientifico devono cambiare destinazione alle risorse. Basta con il pronta caccia.

Non si può appaltare alla “divina provvidenza” la presenza o meno della selvaggina stanziale.

L’Arci Caccia auspica che l’impegno di Associazioni Venatorie e Agricole Riconosciute (partendo dai rappresentanti di CIA e ANLC, con i quali si è individuato un percorso) a cui rispondono i rappresentanti negli ATC, sia quello di ripristinare un ricco patrimonio di fagiani e lepri e di riportare l’equilibrio tra le specie selvatiche.

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