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Arci Caccia Pistoia e ANLC Pistoia: Al più presto le modifiche di legge che consentano di ridurre i danni

Abbiamo letto con attenzione l’interrogazione presentata da Marco Niccolai al Consiglio Regionale toscano.

Il problema del controllo numerico degli ungulati, e di tutti gli animali problematici in genere, sta diventando giorno dopo giorno sempre più pressante. Niccolai, prendendo spunto dalla situazione del Padule di Fucecchio, unica vera criticità per quanto riguarda i danni da ungulati in Provincia di Pistoia, pone l’accento sull’annosa questione della gestione delle aree protette. Le aree interdette alla caccia programmata, se non sottoposte a continui interventi di gestione, saranno sempre fonte di problemi. Basti guardare al nostro Padule, area solo in minima parte protetta, ma soggetta a disposizioni che consentono solo un prelievo saltuario ai sensi dell’Art 37. In questa preziosa area faunistica, il cinghiale prolifera, limitato solo da pochi operatori che lo contrastano al massimo un paio di sere a settimana. Questo porta danni all’area umida e agli animali che la abitano, oltre a svariate decine di migliaia di euro da rimborsare agli agricoltori. Dalla scorsa settimana, poi, su tutti i generi di operazione di controllo effettuate dai cacciatori, ancorché in possesso delle opportune abilitazioni, pende la spada di Damocle della sentenza emessa dalla Suprema Corte di Cassazione che ha impallinato, proprio su questo argomento, la legge regionale sulla caccia della Liguria. I giudici, infatti, accogliendo un irresponsabile ricorso presentato da uno stuolo di sigle animaliste, con il WWF in testa, hanno stabilito che le norme che autorizzavano il prelievo in controllo degli animali da parte dei cacciatori, al di fuori dall’ambito strettamente venatorio, sono illegittime. Questo perché in contrasto con la legge 157/92, che prevede che questo compito spetti unicamente agli agenti di pubblica sicurezza: Polizia Provinciale, Carabinieri Forestali e tutti gli altri corpi di polizia.

Questa sentenza, per adesso, non riguarda la nostra regione, ma il rischio che questa malaugurata esperienza si sparga a macchia d’olio, c’è ed è tremendamente reale. Qualora dovesse concretizzarsi, renderebbe virtualmente impossibile, alle esigue forze rimaste in campo, contrastare con successo il proliferare di cinghiali, cervi, volpi o nutrie negli istituti faunistici, in aree dove il prelievo venatorio è impossibile o nei periodi in cui la caccia è semplicemente chiusa.

Per questo ringraziamo il Consigliere Niccolai per l’attenzione che da sempre rivolge al nostro mondo, ma lo sollecitiamo ugualmente, non solo a vigilare che questa infausta prospettiva non si verifichi, ma anche a procedere a rimuovere gli ostacoli che impediscono la gestione delle popolazioni animali sul 100% del territorio agro-silvo pastorale. Il miglior modo perché questo avvenga nel nostro territorio, è una sollecita approvazione del regolamento regionale sulla caccia, in linea alla legge, che permetterebbe il prelievo venatorio del cinghiale tutto l’anno nell’Area Non Vocata n.9 in Padule” (ad oggi vietata perché il regolamento provinciale ne vieta il prelievo). Questo è ciò che vogliono gli agricoltori e sperano i cacciatori, per arrivare finalmente ad un livello di gestione ottimale.

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